Ciao Pietro e Arrivederci Italia

30 Giu

Non ho mai avuto un buon rapporto con la morte: forse perché raramente l'ho vista da vicino e già quelle poche volte si è resa antipatica, uno strazio che ho deciso di poter risparmiare al corpo e all'anima.
Non so per quale motivo la notizia dell'incidente di Pietro Taricone, ex concorrente del Grande Fratello (nella prima ed unica edizione che io abbia mai seguito), e la sua conseguente scomparsa mi abbiano lasciato interdetto.
Oserei dire, come in effetti dico, triste.
Ho riflettuto su questo, ho provato a contestualizzare, a chiedermi da cosa potesse derivare quella sensazione di perdita, per qualcuno che non conosco, un personaggio televisivo poco presente nei palinsesti ed in fondo figlio di un genere tv, quello dei reality, che oggi più di ieri definisco spazzatura.
Mi sembrava uno con la testa a posto, Pietro, una persona capace che ha sfruttato l'evento televisivo per scavarsi un sentiero che poi sarebbe divenuto una strada importante. 
Alla faccia di molti (per lo più detrattori gratuiti), lui ce la stava facendo.
Allora penso che forse quella che ho visto mancare è questa immagine del ragazzone intelligente, che si mette in testa i grandi traguardi, sul quale nessuno punterebbe un centesimo, dagli occhi vispi, col sorriso sempre sul viso e una fisiologica voglia di vivere. Anche un po' guascone, come giustamente è stato definito da Saviano, ma proprio per questo simbolo dell'italianità che ha successo.
 
Allora ho compreso che la notizia mi sbatteva in faccia altri contenuti, che sono quelli dell'italianità stessa che va in frantumi.
D'altra parte basta leggere e/o ascoltare cosa succede tutto intorno per rendersene conto… c'è un Senatore della Repubblica italiana che è stato condannato per associazione mafiosa e viene quasi celebrato dai media (non so quale delle due cose superi l'altra in vomitevolezza), un Presidente del Consiglio che se ne va in Brasile circondato da sgallettate e racconta di cameriere da ciulare, e domani un'intera nazione che si mobilita e combatte per riappropriarsi di un diritto, quello della libertà di pensiero, che pure è scritto nella Carta Costituzionale, mica su un foglio doppio velo di carta igienica di dubbia qualità.
 
Vedo un paese che conserva, innata, la sua voglia di volare alto, altissimo, memore delle ali che un tempo ha avuto.
Ma che è costretto a costanti manovre di emergenza per non impattare drasticamente il duro terreno, la durissima realtà.

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