La lunga via del ritorno

9 Gen

Stasera c’era, tra la metropolitana e il portone di casa, il solito tratto di strada. Non ho mai saputo o calcolato quanto fosse distante, so solamente che a volte riesco a percorrerlo in 15 minuti, altre volte in trenta.

Stasera invece è durato un secolo.

Le poche luci e le poche ombre del quartiere buio che devo attraversare hanno accompagnato una sfilata di pensieri, che vorrei aver avuto carta e penna e fermarmi a scriverli.

Ho pensato di chiedermi se realmente sono felice, ma anziché darmi una risposta, o quantomeno cercare di trovarla, ho cominciato a zavorrarmi di quesiti e pensieri che in breve tempo mi hanno inabissato in un mare di sconforto.

Ho pensato che realmente ci si può abituare a tutto. A orari massacranti, ad avere accanto qualcuno che ormai non rappresenta quello che era un tempo, ai propri difetti.

Ma che non si riesce mai ad abituarsi alla solitudine.

Ma io e te, che tanto abbiamo costruito, abbiamo mai pensato che forse un’altra strada insieme era possibile? Ne sono sicuro. L’abbiamo pensato in momenti diversi, e forse solo una volta nello stesso identico istante. Ma sono stato troppo codardo per dirtelo.

Ho pensato alle ultime volte in cui sono stato veramente bene. Ho visto un fine settimana insieme a una persona troppo lontana, e troppo vicina per essere così lontana; ho visto 6 giorni in un paese straniero, un feeling nato senza cercarlo, qualcosa di speciale che si è realizzato ed è lì cristallizzato, senza possibilità di sviluppo. Ho pensato che, ironia della sorte, ci lasciamo con un click.

Poi ho visto solo speranze.

Ho sentito della musica. Che sta lì a ricordarti perché la stai ascoltando, che persona c’è dietro quelle parole, che speranze suscita quella melodia, che luogo vedi davanti a te.

Vorrei uscire con te, sconosciuta dagli occhi blu profondo. Prendermi quel caffè. Parlare. 

Le situazioni cambiano..
Le persone cambiano.

È poi così grave mentire a sé stessi? C’è chi vive nella convinzione che sia la storia giusta, la persona giusta, il momento giusto. C’è chi vive delle conferme materiali che riesce a dare alle sue ambizioni, e non pensa alle alternative.

Pensare alle alternative significa prenderle in considerazione.

A quanti baci è possibile pensare contemporaneamente?

Oggi ho desiderato dartelo un bacio, ragazza dagli occhi nocciola, per la sola dolcezza che trasmetteva la tua vicinanza. 

Chissà se ho mai sentito la mia mano così pesante premere sulla coscienza, con tanta costanza e dedizione vangare nelle incertezze, alla ricerca di ciò che è giusto per me.

Non ho mai saputo spiegare perché ho rinunciato a te. E a te. Di te invece mi chiedo perché hai rinunciato a me. E purtroppo mi rispondo benissimo. 

Mi piace stare alla sinistra perché dall’altro lato non sento affatto bene cosa hai da dirmi.

Il libro che sto leggendo è veramente bellissimo.

Non sarò mai in grado di fare questo lavoro, ma mi applico proprio perché mi darebbe soddisfazione superarmi per l’ennesima volta. 

Perdonami, se ti ho lasciata, sola. Mi amavi troppo per non tentare almeno. Ti penso sempre.

Chissà perché stasera il portone era così lontano. Chissà perché…

Una Risposta to “La lunga via del ritorno”

  1. utente anonimo febbraio 3, 2008 a 7:26 PM #

    A France, ma che te sei fumato sta sera? scrivi frasi senza senso, non è più semplice scrivere ciò che veramente provi e senti, senza giri di parole inutili? Scusa se mi permetto, ma capisco solo che hai una gran confusione in testa… è ora di fare ordine!!!
    un bacio
    Silly

Lascia un commento