Gliel'hanno perdonata, alla fine.
Per chi, come me, si chiede come sia possibile che Piemonte e Lazio siano passate al (poco)centro (molta) destra e non sa che rispondere, inizialmente mosso da sconforto.
Per chi non si spiega tutto ciò che sta avvenendo in questo Paese, e lo guarda, attonito, perdere la sua forma di stivale e approssimarsi a quella di banana.
Prima di analizzare le questioni Lazio e Piemonte, è bene fare una premessa comune:dal punto di vista politico queste elezioni regionali sono prive di qualsiasi significato, per una serie di motivi.
Innanzitutto perché le persone comuni, causa bagarre su questioni procedurali (liste dentro-fuori, giustizia), non hanno avuto accesso ai contenuti dei programmi elettorali. Ho chiesto a molte persone di mia conoscenza, votanti di centro destra, di elencarmi i punti salienti del programma della Polverini ed ho ottenuto un imbarazzato silenzio, oppure messaggi di propaganda berlusconiana di vecchio stampo. D'altronde la TV non ha minimamente affrontato questi temi, non vi è stato nessun confronto, nessun faccia a faccia; anzi, la preventiva (e prevenuta) chiusura delle trasmissioni di confronto elettorale ha causato un forte danno.
Danno a chi? Da qui parte la nostra analisi.
Come è noto, la stragrande maggioranza degli aventi diritto al voto è composta da una massa disomogenea, che forma la sua coscienza politica durante la campagna elettorale. Sono coloro che decidono la sorte dei Governi e dei Paesi.
Nel caso di specie, nonostante e grazie alla chiusura delle trasmissioni di cui ho accennato, il Sig. Berlusconi ha condotto una propaganda elettorale a reti unificate che ha sicuramente portato alla destra voti importanti. Ha usato i Telegiornali ed ogni spazio messo a disposizione dalle reti Mediaset e dall'appendice Rai, contro ogni regolamento, e la prova è facilmente ravvisabile nella sanzione comminata a TG1 e TG5 dalla Agcom. Sanzione a mio modo di vedere errata nel contenuto, poiché 100.000 Euro è un prezzo che chiunque pagherebbe pur di poter sbandierare i propri colori di fronte a milioni di italiani, senza nessun tipo di contraddittorio o controllo. Sarebbe stato molto più coerente compensare il disequilibrio in favore del PDL con un maggiore spazio alla coalizione di centro sinistra, in questi ultimi giorni di campagna elettorale.
Un altro elemento di rilievo è la forte astensione. Questo è in verità un elemento trasversale che ha colpito tutti (o quasi) i partiti, ed è il reale vincitore di questa tornata elettorale.
Se pensiamo al Lazio, ad esempio, solo il 60% degli aventi diritto si è recato alle urne. Questo significa che la Polverini e la Bonino hanno attirato circa il 30% dei consensi sul totale, contro un maggiore 40% di elettori che ha voluto non solo non esprimere una preferenza (cosa peraltro possibile in sede di votazione, tramite scheda bianca), ma addirittura astenersi completamente dal farlo. Questo 40% ha compiuto una valutazione di merito: non si sono sentiti rappresentati dalle candidate, eppure oggi una di loro li rappresenta comunque.
Tornando ora alle debacle di Lazio e Piemonte, i fattori che hanno inciso sulle due regioni sono profondamente diversi.
In Piemonte la differenza tra Cota e Bresso è stata dello 0,4% in favore del primo. Si può dire che in questa regione, come in tutto il nord Italia, l’ago della bilancia sia stata la Lega, ma anche e soprattutto il sorprendente Movimento 5stelle di Beppe Grillo, che con il suo candidato Bono ha insaccato un eccellente 4,1%. Senza farne una colpa, la quasi totalità dei voti di quest’ultimo sarebbe andata alla Bresso, che si è vista quindi tagliare di netto molti punti percentuali.
Mi chiedo quanti fossero stati informati della possibilità del voto disgiunto, con il quale avrebbero potuto dare la preferenza al partito di Grillo ma il voto di Presidente alla Bresso, visto e considerato che sarebbe stato impossibile vedere eletto il proprio candidato. Mi rispondo quasi nessuno.
Tuttavia, onore e merito ai grillini per quanto fatto, con addirittura uno strabiliante 7% in Emilia Romagna: anche qui voti incassati da elettori di centro sinistra, ma che non hanno danneggiato l’elezione a Presidente di Errani.
In Piemonte, dunque, c’è stata la vittoria dei partiti territoriali, dei movimenti popolari, incarnati da Lega e Movimento 5Stelle, a discapito dei grandi partiti sempre più lontani dalla gente comune.
Nel Lazio l’elezione della Polverini è faccenda assai più complessa. In parte la candidatura della Bonino è stata un atto di coraggio, che ha spostato l’elettorato moderato di centro sinistra a non votare affatto, e tale circostanza non è stata compensata dal voto dei radicali.
Troppo coraggio non ha potuto pagare alla lunga, soprattutto se gli elettori hanno candidamente perdonato l’incredibile caos liste creato dal PDL, la vergognosa manifestazione-farsa di Piazza del Popolo, gli insulti gratuiti a magistratura et similia.
Hanno perdonato o sono stati male informati? Analizzando il voto e sezionando il Lazio si scopre che la Bonino ha stravinto in città e molto più che straperso in provincia, laddove probabilmente i lavaggi di cervello televisivi attuati dal PDL hanno fatto più danni.
Il messaggio che è arrivato ai cittadini è stato sicuramente distorto, come è normale che sia quando i mezzi di informazione diventano “mezzi di formazione” ad uso esclusivo di un solo partito.
Gli sconfitti di questa tornata elettorale sono i politici (e la politica), il bipartitismo (con il netto passo indietro di PDL e, meno accentuato, del PD), e gli italiani.
Sicuramente c’è da riflettere molto e velocemente, per permettere di avere alternative alle elezioni politiche tra 3 anni, e non solo brutte copie di un’unica, squallida realtà.
Ma altrettanto onestamente bisogna guardare di che pasta sono fatti i nostri connazionali: il signore che salta la fila allo sportello negli uffici postali, il furbetto che sorpassa sulla corsia di emergenza sperando che nessuno lo abbia notato e, nonstante verbale e fotografia recapitati a casa, nega di aver commesso l’infrazione, i milioni di persone uniformati alla spazzatura televisiva che si commuovono per un’esclusione da un reality e poi vanno in piazza a calpestare le immagini di Borsellino.
Il PDL, in persona del suo presidente pro-tempore, incarna perfettamente l’Italia dei furbetti e dei mascalzoni, dell’egoista propenso alla distruzione del diverso, di ciò che è altro e quindi è sbagliato.
La sensazione, netta, sconvolgente, è di una enorme quantità di coscienze perse, incapaci di esprimere valutazioni personali, di decidere, e per questo deresponsabilizzati.
E’ il quadro, mal dipinto, di un’Italia che va a fondo, con pochi consapevoli a lottare per rimanere in superficie e molti, troppi, illusi che credono alle favole.
“Non siete su una zattera, ma al sicuro dentro un sommergibile!” urlerà il Capitano, indossando l’unico giubotto di salvataggio.
Fin quando a qualcuno verrà in mente di fare domande,
prima che l’acqua si sia presa le risposte e la speranza…
Fino ad allora, forse per sempre … RESISTENZA.