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Cadere o Volare.

30 Nov

Passi lenti, sul prato e nel buio, occhi per un cielo che l’assenza di illuminazione artificiale mostra, per una volta, stellato.

Le circostanze che spingono a passeggiare in solitario sono più o meno le stesse di un tempo: pensieri, voglia di distensione ed estremo tentativo di mettere a tacere quel poco di materia cerebrale che continua a rosicchiarti l’anima.

Ma non può funzionare.

Non può perché isolarsi implica ascoltarsi e porsi domande scomode, non avere interlocutori accondiscendenti, né suggerimenti votati all’ottimismo.
Si cade negli stessi errori di sempre, dimenticando che il miglior amico del dubbio è la solitudine.

Così quegli attimi consentono solo di tirare a sé ricordi ed emozioni, come si fa con una coperta troppo corta e vecchia e sgualcita, che ti ostini ad utilizzare nelle notti più fredde per il solo calore che offriva un tempo.

Un problema con sé stessi, qualunque esso sia, non può essere risolto da decisioni estreme.
A dirla tutta, è proprio il fatto di decidere la sua fine che ne determina l’aggravarsi nel lungo periodo, poiché una presa di posizione di solo contrasto determina benefici che svaniscono nel giro di niente,  risolvendosi in un semplice quanto ovvio autoinganno.
Il problema, in questo caso specifico, più che essere affrontato in maniera ruvida, necessita di osservazione, studio, comprensione.
I cambiamenti, per quanto radicali, devono sempre coincidere con le aspettative e le ambizioni di chi si conosce e sa cosa vuole, in maniera del tutto indipendente rispetto a ciò che accade intorno.

L’espressione della libertà di autodeterminare il proprio futuro è racchiusa completamente nella capacità di proiettare sé stessi verso ciò che si desidera.
Le grandi corse sotto il sole o i passi accorti tra le prime nebbie contribuiscono in egual modo al raggiungimento di uno scopo.

Così la differenza è custodita nell’incertezza delle tenebre.
In tutte quelle difficoltà che interrompono il tuo incedere ed impongono un salto nel buio.
Nella forza e nella direzione che dai alla tua vita mentre, con il vuoto sotto i piedi, decidi di cadere. O di volare.

Il Dominatore di Emozioni

9 Ott

Succedeva sempre più spesso e non ne capiva il motivo.
Si ritrovava da solo, in lacrime davanti ad uno specchio, negli occhi la disperazione di chi ha tentato di afferrare il mondo e ne ha compreso la difficoltà. La sensazione è tipica di chi, messo al muro dal tempo che stringe, è così pieno di buoni propositi che sembra debba realizzarli tutti nel giro di qualche ora,pena il fallimento.
Questa situazione si ripeteva, ormai ciclicamente, alla fine di ogni relazione per cause che,inutile negarlo,erano negli ultimi tempi riconducibili unicamente a sé stesso.
Diviso dalla battaglia intestina dei suoi sentimenti,ora si rammaricava per l'ennesima occasione persa, ora si crogiolava nella sua risolutezza e intransigenza.
Con poca modestia, il suo cinismo proclamava vincitrice le seconde, il più delle volte.
La realtà volle che non ci fosse più spazio per l'amore nel suo cuore,e la soglia massima di attenzione alla quale chiunque potesse aspirare oscillava tra l'interesse e la curiosità,che a loro volta potevano tramutarsi in affetto, ma solo dopo qualche tempo e con un po' di fortuna.
Non c'è cambiamento peggiore in un uomo che la disabitudine all'istinto, concepire ogni flusso vitale con controllo e raziocinio totali.
Eppure così era cambiato,infine. La tendenza a soffrire con facilità per colpe sicuramente riconducibili ad altri, il silenzio che seguiva ogni domanda, quando questa imponesse una scelta, tutto ciò s'era come ritirato in disparte, nascosto, quasi impaurito di fronte alla autorevolezza di questa sua nuova natura.
Poteva dunque dirsi soddisfatto di questa sua guerra di indipendenza, o le vittime che ne costituiscono il prezzo fanno piuttosto gridare alla solitudine? Non è forse vero che la ricerca della felicità passa necessariamente per la ricerca di sé stessi? E infine, quando e quanto può parlarsi di compromesso piuttosto che di rinuncia?
Con la mente sull'orlo del baratro, nel quale gettava quei pensieri prima ancora di azzardare una risposta, tornò a guardare la sua immagine allo specchio.
Non c'era nulla oltre quel riflesso che apparisse indispensabile alla sua esistenza.
Ma quello stato, per il quale si era battuto senza riserve, sembrava ora l'unico valido motivo per tornare a disperarsi.

Parlane con te.

20 Apr

I: “Ehi, ciao”.
 
M: “Ciao a te! Cos'è quella faccia da funerale?”
 
I: “Ho un problema serio…serissimo”.
 
M: “Non dirmi che è ancora lei…perché se è ancora lei sono quasi 3 anni che hai lo stesso problema…somiglia più ad una malattia ormai!”
 
Testa bassa, non risponde.
 
M: “Ok, ascolta. La vostra storia è finita, è finita 3 anni fa capisci? Non c’è nulla che tu possa fare se non accettare questo fatto incontestabile: tu l’hai lasciata! Non la amavi più! Non capisco come si può anche solo pensare di stare male o…”
 
I: “L’ho lasciata e quindi? Credi forse che lasciare una persona equivalga a cancellarne il ricordo? Credi che io abbia il dovere di non ficcare naso nella vita di una persona che ha significato 5 anni della mia esistenza?
Io ho bisogno che lei sappia che continuo a pensare. Ho bisogno di dirle che tengo ancora le sue foto appese lì dove erano, ho bisogno che lei sappia tutto questo e molto altro! E ho bisogno di sentire da lei cosa fa, cosaha realizzato, cosa progetta, se…”

M, scuotendo la testa: “Fermati fermati. Vedi, è questo il punto. Tu hai bisogno? Hai pensato ai suoi di bisogni? Se ha deciso di eliminare te ed ogni singolo riferimento a te, significa che lei la sua scelta l’ha fatta. Cancellare e ricominciare. E sai bene, che ci sta riuscendo. Ha una vita, un ragazzo, un lavoro… probabilmente sta anche meglio di prima. A che scopo vorresti entrare così, a piedi uniti, nelle sue cose? Creare scompiglio? Vedere cosa succede?”
 
I: “Te l’ho detto. Ho bisogno di farle sapere che non l’ho dimenticata e…”
 
M: “…e che invece dovresti farlo. Tu questa maledetta lettera non la devi scrivere. Vogliamo ricordare l’ultima volta che hai cercato di fare una cosa del genere? Fammi pensare…era una primavera di due anni fa?”

I: “a cosa ti riferisci?”
 
M: “Quando l’hai incontrata con il tipo…dai su…il giorno che sei andato a ritirare i soldi all’Ufficio Elettorale…”
 
I: “Si…”
 
M: “Cosa avevi in borsa? Un bel libro…ma che bell’ideona! Lei scompare e tu le compri un libro. Avevi già notato quelle foto con lui sbirciando su Internet, eppure hai comprato un libro da regalarle. Cosa ti ho detto subito? Lascia stare! Se le è passata così in fretta, se dopo qualche tempo già ha trovato qualcuno, è evidente che hai fatto la cosa giusta anche per lei! Tu stesso dicevi sempre che hai dovuto scegliere per due”.
 
Come vedi, qualcuno ha deciso di punirti. Non dovevi farlo, e il destino o chi per lui ti ha messo di fronte lei che ti vede, gira i tacchi e scappa con lui. Tu che alzi lo sguardo, noti due persone che camminano a passo svelto in direzione opposta, e la riconosci subito. Devo ricordarti il senso di impotenza, la tua voce rotta mentre chiami la tua amica, il messaggio inutile che le hai mandato e la risposta di lei?
Incidi nella tua mente quell’immagine: lei-ha-preso-un’altra-direzione. Per sempre.”
 
I: “Non ho nulla da dire sul fatto che lei abbia…”
 
M: “Invece si che hai da dire! Senti…stava male per te, ma nonostante questo è riuscita a ripartire immediatamente…e tu stai ancora qua a piagnucolare. Io lo dico per te. Non è salutare quello che stai facendo. Cosa mai potrai ottenere? Non eri tu che ringraziavi il fatto che fosse sparita, perché forse avrebbe aiutato te a dimenticarla?”
 
I: “Si. Ma vedi, stento a ricordare perché le cose siano andate male adesso. Il tempo è così: consuma i brutti ricordi, ne rende i contorni ingialliti ed il contenuto illegibile. Sai più o meno di cosa si trattava, ma non ci metteresti la mano sul fuoco.
Invece i bei ricordi no, quelli ti mancano e li conservi in un posto asciutto, e sono sempre i primi a spuntare fuori.
Alla fine ti ritrovi solo in mano un mucchio di belle sensazioni che non ci sono più e dimentichi il resto.”
 
M: “Sarà che in tutto questo tempo non hai trovato nessuno che ti abbia fatto provare quelle sensazioni. Sarà, semplicemente che non sei più stato innamorato, da allora. E quindi tendi a preservare l’ultima volta che è successo da qualsiasi contaminazione. Ma questo non ti renderà indietro quello che è stato, né ti darà la possibilità di andare avanti, in qualche modo.
Senza contare che dirle tutto questo in una lettera non ha molto senso. E non otterrai nulla, se non, forse, incasinarle la mente per un po’.
Ma la cosa peggiore che può succedere è che lei non ti dia nemmeno una risposta, un cenno, continuando ad utilizzare la sua arma preferita, che ha affinato e affilato in tutti questi anni. L’indifferenza.
A pensarci bene credo che tu soffra per questo”.
 
I: “Cioè?”
 
M: “Intendo dire che per lei oggi potresti non essere niente di più che un pensiero, magari anche fastidioso. Nello stesso modo in cui lo era il suo ex quando eri con lei. Se non sbaglio una volta in una profumeria ti prese per un braccio dicendo di scappare perché credeva di averlo visto…”

I: “Già…”
 
M: “Che strana coincidenza. Una situazione del tutto simile a quella che hai vissuto ora. Se facciamo una semplice equazione,  forse tu sei per lei quello che il suo ex era quando stava con te. Un fastidio da scacciare. Un intruso nella sua nuova vita.”
 
I: “ Io non posso credere che tutto quello che c’è stato sia anche lontanamente paragonabile. Non posso! La nostra storia è stata qualcosa di più, non può averla trattata alla stessa maniera…”
 
M: “Ascolta bene quello che ti dirò ora, perché non ho intenzione di ripeterlo. Tutto, tutto ha una fine. Pensa che addirittura quella che tu ora definisci un’insulsa esistenza avrà una fine.
Devi decidere come giocare le tue carte. Quando giocarle. Tenerle in mano e continuare a passare non farà di te un vincitore, ma solo un perdente a lungo termine.
Non scriverai questa lettera perché lei non ha bisogno di sapere che tu sei ancora impantanato nella melma che hai prodotto, non scriverai per chiederle come stanno i suoi perché non è tuo diritto saperlo, non scriverai dicendole che guardi la sua foto ogni sera prima di andare a dormire.
 
Non le dirai che hai pianto sui vostri ricordi, che ascolti Giorgia solo quando hai voglia di pensare a lei, che non sei riuscito più a dire ti amo da allora, che pensi di non riuscire a farlo mai più.
 
Non scriverai tutto questo perché se la tua vita è uno schifo non è colpa sua, ma tua.
Presumo che scriverle non avrebbe senso nemmeno se fossi ancora innamorato. Figuriamoci ora che non lo sei.
Perché non lo sei”.
 
I: “..non lo sono…”

M: "quello che provi è frustrazione per quello che non hai. Le vuoi certamente bene, è vero che non l'hai dimenticata e la tua sofferenza é autentica.
Ma è vero anche che devi darti almeno la possibilità di uscirne. Questo ti è mancato. Voltarti indietro e decidere cosa è passato, guardarti intorno in cerca di un presente e
chiudere gli occhi immaginando un futuro. Dannatamente complicato per chi ha perso l'abitudine a farlo”.
 
I: “Sono pessimo eh…”

M: “A volte.
Ma anche per te c’è speranza.
Non devi rimproverarti nulla, se una persona dimentica. Non puoi metter via ricordi anche per gli altri.
Tieni con te e per te quello che è importante, cura e spolvera ogni giorno le tue passioni, anche passate, conserva tutto ciò che ritieni necessario.
Non ti resta che sperare che qualcuno faccia lo stesso con la sua parte.
Se non succede, avrai comunque conservato ricordi per entrambi e sarai pronto a condividerli quando l'altro li verrà a cercare”.
 
I: “Grazie amico”
 
M: “Ringraziami quanto darai a questo tuo esistere una parvenza di vita, avrà molto più senso”

***

"Il peggior peccato contro i nostri simili non è l’odio, ma l’indifferenza:
questa è l’essenza della disumanità".
(George Bernard Shaw)

Percettibili anomalie

11 Mar
Sentire la mancanza di tutto è un po' come non farsi mancare niente.
Questo continuo ammucchiare ricordi tutto intorno, però, non può far altro che coprire la visuale sul futuro: è un giochino stupido e infantile, se vogliamo, ma quando ci sei dentro non ti chiedi nemmeno più perché lo stai facendo.
Perché tutto ciò che è stato mi ha marchiato a fuoco, risponderei, se ne avessi l'occasione.
 
Immune come sono a quella brutta malattia che è l'indifferenza, non butto mai via niente. E' tutto un continuo riciclo di pensieri, una raccolta differenziata di momenti che continuano a passarmi davanti agli occhi; diverse le forme, i colori, ma gli odori non mi ingannano.
 
Capita così, passeggiando per la strada e ascoltando una canzone, sfogliando un libro e guardando una foto.
Capita così e nemmeno ci fai caso, tanto è normale in quel momento il materializzarsi di una presenza informe e familiare; in una frazione di secondo si rivela, densa e poi liquida, inonda il tuo sguardo e tu non raccogli la sfida a contenerla, perché sai di aver perso già da qualche istante.
Un rivolo su una guancia va a segnare un solco che è sempre lo stesso, da anni.
Perché le sofferenze fanno tutte il medesimo percorso.
 
Puoi arginarle con il dorso di una mano e poi osservarti in quel luccichio, per capire se è vero che sta succedendo ancora o assicurarti che non sia sangue, stavolta.
Oppure regalarti un ultimo bacio a labbra socchiuse, aspettando che ti invada quel sapore di sale che non voglio classificare e che lascio lì, in sospeso, tra amore e mare. 

 

Occasioni perse e storie mancate

21 Gen

"Prendi una donna, trattala male, lascia che ti aspetti per ore" si canticchiava qualche anno fa, a sostegno di un teorema che ha, probabilmente, un fondo di verità.

Certo, forse non è così automatico che da un maltrattamento derivi un’attenzione (le donne di oggi hanno il vaffanculo facile), ma mi sento di poter sostenere il contrario, ossia che mille attenzioni portano spesso a maltrattamenti.
Questo per almeno un paio di ragioni.

Innanzitutto a causa della regola di vita tanto cara a mia mamma: fare bene è delitto.
La sincerità ad ogni costo, il rispetto dell’altro ed il posporre i propri bisogni a quelli altrui sono dei dannati coltelli, affilati però anche dalla parte del manico.
Offri la libertà di uscire con terze persone? Sei un menefreghista e non sai che la gelosia è parte integrante di un rapporto.
Neghi tale libertà? Sei ossessivo e non sai cosa significhi concedere dei legittimi spazi vitali.
Insomma, uno suda sette camicie e l’altro si lamenta che ora bisognerà lavarle. Il contenuto passa in secondo piano, sempre.

Secondo punto, di fondamentale importanza: in questo dannato mondo c’è qualcuno che dia ancora importanza a quello che si prova?
Perchè conta solamente l’affermazione di un sentimento, e non anche la sincera presa di posizione di una sua negazione?
Ho la sensazione che goda di fiducia solamente chi promette il mondo, chi dedica un Ti Amo, chi bisbiglia all’orecchio una possibilità, chi lascia intravedere il paradiso. Poco importa se siano parole e basta, azioni difficilmente realizzabili o classificate come impossibili.
L’importante è proporre un’idea.

Le promesse sono facili da promuovere, perchè passa del tempo prima che si possa realmente verificare se siano destinate ad essere disattese o no.
Durante tutto questo tempo c’è la sensazione che qualcosa dovrà succedere, e per questo motivo solamente si vive in pace con il mondo, anche se il mondo fa schifo come e più di ieri.

NON TI AMO, però, non è una promessa.
NON VOGLIO STARE CON TE, altrettanto.
Sono dati di fatto incontrovertibili, che non ti lasciano sperare assolutamente nulla, ma nemmeno ti illudono.
Sono atti di coraggio perchè chi li compie sa che sta mettendo sul piatto la possibilità di non poter tornare indietro, se mai si accorgerà di aver sbagliato.
Soprattutto, sono gesti dovuti nei confronti dell’altro.

Allora mi chiedo perchè tutto questo accanirsi contro chi le pronuncia, quasi che sia una colpa non provare un determinato sentimento.
Mi sono ritrovato, durante questi due lunghissimi anni, sia da una parte che dall’altra.
Sono stato il destinatario di certe frasi e mi sono rammaricato, dispiaciuto certo, ma cosa mai posso replicare? Che ha scelto il momento sbagliato per dirlo? Che per me le cose vanno benissimo? Cosa diavolo conta quello che penso IO se il sentimento di quella persona nei miei confronti è irrimediabilmente compromesso?

Poi, ovviamente, mi è capitato di esserne il mittente.
Qui il discorso si fa complesso, perchè quando una storia finisce non si sa bene cosa diventerà dopo: un’amicizia mai tale o un insieme di incontri tra amanti che non sanno quello che vogliono o, meglio, non sanno abbandonare quello che hanno avuto.
Io sono sempre per non farsi troppo male, ma non riesco ad abbandonare una relazione come si fa con uno spettacolo di teatro. La fine di una storia dura per me più della storia stessa, una vera e propria agonia.
Qualcuno ritiene che io debba pagare un prezzo anche per questo.
Una storia finita è una storia finita: fine dei rapporti e fine delle trasmissioni. Dicono.
Scusate se mi permetto di ritenere quella persona comunque parte integrante della mia vita; scusate ancora se è finita ma continuo a volerle bene; scusate se mi manca e scusate se ho un’opinione in merito, visto che ci siamo.

La realtà che io vedo è colma di persone che non conoscono più il significato di confronto e sacrificio, sempre pronte a dare la colpa a qualcuno e mai ad ascoltare le motivazioni di certe scelte.

Ragionano in termini di occasioni perse e storie mancate, come se fossero tali solo per loro; mai nessuno che si chieda come sta chi è costretto a scegliere per due e soffrire per dieci.
E quanto tempo ci voglia, in questi casi, per ricominciare.

Paura di Volare

19 Gen
Quante volte, durante un periodo di stasi emozionale, ho provato a rilanciarmi, colmo di buoni propositi e intenzioni?
Ho perso il conto, ma sicuramente troppe.

Sono qui a chiedermi se i viaggi-fuga funzionino…e quanto lontano bisogna andare… e per quanto tempo, per poter dimenticare le ragioni della partenza stessa, di un cambiamento.
Se sia giusto, infine, voltare le spalle a ciò che è stato, piuttosto che guardarlo dritto negli occhi ed urlargli "sei passato!".

Ha dell’incredibile scovare in tutti i miei pensieri un punto di domanda: non c’è nulla, in quello che faccio o che dico, capace di accennare, se non una risposta, almeno una reazione.
Reazioni non possono definirsi dei brevi momenti di piacere, apici di quel normale flusso di alti-bassi che è la vita.

La felicità, quella reale, la chiami per nome quando c’è e permane.
Quando la intravedi per i giorni a venire.

In questo preciso istante è lontana, lontanissima… Ci separano oceani che è troppo dispendioso navigare, strade troppo dissestate da percorrere e montagne troppo impervie da scalare.

E una grande, grandissima, fottuta, paura di volare.

Lento, impacciato e svogliato.

23 Giu
Non so se effettivamente esista il malocchio.
Ammettiamo pure che quelle gocce d’olio che mia nonna fa scivolare giù per il mignolo, pronunciando a bassa voce frasi che sanno di antico e profano, siano veramente l’indicatore reale del mio malessere.
In questo caso sarei fottuto, visti i cerchi che formano e che si vanno ad ingigantire ogni volta.
Una volta ci ha messo due giorni a toglierlo, anche perchè quel rito sulla stessa persona non può farsi che tot volte al dì.
In realtà avrei anche chiesto, svagatamente, a mia nonna di insegnarmi quella tecnica, ma dubito che un non credente come me possa assimilarla. Di sicuro ne avrei abusato.
Stasera sarei tentato di chiamarla nuovamente e chiederle, per favore, di farlo ancora.
Non sono i malanni fisici, stavolta (o almeno non solo quelli), a tenermi sveglio e preoccupato, ma una questione che parte da molto più lontano e, come quei cerchi d’olio, si allarga si allarga si allarga.

Più che un’inutile descrizione, che potrebbe servire ad uno psicologo in erba per la prefazione al suo nuovo libro, mi soffermerei sugli effetti: sto perdendo tutto.
La ragione ed il senso, la motivazione e lo scopo, la gioia e l’aspettativa. Preso letteralmente a randellate da eventi che in realtà non si verificano affatto.
Rectius: preso a randellate da "mancanze" (non riesco a definirle meglio), sbilenco e pesante come metallo ammaccato, inservibile, zoppico per la mia strada ormai da troppo… e la meta sbiadita là in fondo, fatico a ricordare cos’era.
Non so se sia peggio perdere qualcosa o non averlo mai avuto. Sarei tentato a dire la prima, ma sarebbe l’annichilimento totale, visto e considerato che l’unica lezione che la vita ti dà è che tutto finisce. E non si può mica rinunciare a tutto, di questo ne sono certo.
Respiro di sollievo: io per lo meno svariate cose le ho avute. Anche se ora stanno andando a farsi fottere e si accartocciano come bicchieri di plastica in mezzo alle fiamme.
Mi sono illuso in certi momenti di esserne uscito, se non completamente, almeno in parte. Quanto non è stato vero, e quante volte ho trascinato qualcuno con me, ostinandomi a ripetere che quella era la direzione giusta!

Sono un povero disgraziato, vittima di niente se non di sè stesso, che non riesce a guardare avanti nemmeno quando tutto lo permette. Neanche quando tutti lo impongono a gran voce.

Sono solo terra bruciata su cui non puoi coltivare nulla, se non il ricordo del verde che fu.

Credeteci pure, se vi fa comodo.

5 Giu
Io me ne starei volentieri in silenzio.
E’ l’occasione giusta per non dire nulla, stendere il cosiddetto "velo pietoso" e andarsene al mare in questo primo week end di giugno.
Ma visto e considerato che ci pensano già i piani alti a starsene zitti,beh, la voce la alzo io, che ho ben poca voglia di starmene sul bagnasciuga e lasciare che le poche gocce di democrazia rimaste evaporino.

Odio le persone che abitano questo paese.
E’ un odio misurato e razionale, che riservo a chi non si indigna di fronte all’indecenza messa in mostra in questo ultimo mese; non è quindi un sentimento che nasce dall’istinto di veder finire la carriera politica di questo o quel pezzente che siede sulle lussuose (ma sudicissime) poltrone parlamentari. Nossignori.

Non me ne frega niente delle bambine nude nella Villa in Sardegna, di quello che c’è tra una 18 enne che "vuole fare la modellllllla" e un Nano da Giardino, di quante corna il Nano da giardino abbia o metta.
Non credo siano questioni che rilevano, nè ho tempo di starle a sentire, essendo purtroppo avvolto e coinvolto da altri problemi che per comodità chiamerò Vita.
Leggermente rilevano, le suddette questioni, quando mi dicono che il Nano da Giardino non sarebbe solo un inerme e ozioso accessorio posto su un prato verde, ma, addirittura, si prenderebbe la briga di andarmi a rappresentare in giro per il mondo.
Ecco.
Lì mi girano letteralmente i coglioni.

Scusate se non mi sta bene che un Primo Ministro SETTANTADUENNE frequenti-senta-aduli-inviti una ragazzina appena DICIOTTENNE.
Non ci fa sesso, dice lui. CI MANCHEREBBE, aggiungo io.
Considerando che nei paesi civilizzati (non il Burkina-faso che pure ci sovrasta quanto a livello di democrazia pro-capite) per una nota spese taroccata i ministri saltano ( e cito Libero, che di Libero ha giusto il nome), mi aspetterei come minimo che qui venga giù il Parlamento con tutte le fondamenta.
Invece niente. Anzi, la stampa rossa italiana, dovrebbe vergognarsi! E a ruota anche tutta la stampa estera, che ha architettato questo complotto di livello internazionale! E’ noto, infatti, che introfularsi nelle questioni personali di un Nano ha un rilievo ben maggiore che uno storico discorso di un pur sempre "abbronzato" Barack Obama in Egitto.
Anzi, dietro tutto ciò ci sarebbe addirittura un mandante, e i giornali avrebbero pagato presunti falsi testimoni (vedi ex fidanzato Noemi), anche perchè lui, il Nano, farebbe così (vedi caso Mills).
Strano che i terroristi islamici prendano di mira gli Usa e non Arcore, mi vien da pensare.

Quindi non solo il Nano da Giardino può fare quello che vuole dentro le mura della sua villa, ma visto che questa è in Sardegna e un traghetto potrebbe sempre essere respinto da Maroni, se non affondato direttamente, può anche adibire velivoli di Stato al trasporto di tutto il silicone necessario al festino.
Che poi la questione venga archiviata, perchè c’è il precedente di Rutelli e Mastella che volano a vedere un Gran Premio di Formula 1, è cosa risaputa. Anche se, permettetemi, preferisco un ministro appassionato di Schumacher, che uno arrapato da tetteculiecompagnia.
In ogni caso c’è il lodo Alfano, immunità-impunità al Nano, quindi che discutiamo a fare?
E poi, dove altro dovrebbe andare il Nano? "Roma è sporca e sembra l’Africa", non può accettare che Milano "per il numero di stranieri che ci sono", sembri "una città Africana e non Europea".

Avete fatto caso a quanto le foto di donne gnude in villa, riportino alla mente gli indimenticabili giorni di una manciata di fancazzisti nella casa del Grande Fratello?
E avete notato l’atteggiamento da Tronista del Nano nella questione sorta con la sua ex moglie?
Si che l’avete notato, ma abituati alla visione di certi programmi vi guardate bene dal cambiare canale, curiosi di vedere se ce la farà l’aitante Noemi Letizia ad ottenere un’altra esterna.
Bravi Bravi Bravi!

Io domani voto PD, certo, perchè la mia asticella della decenza ha un livello massimo.
Ed è stato superato.
Domani voto PD, ed è ovvio che io preferisca un partito con una "presunta" carenza di programmi (le cui proposte sensate tutti i giorni vengono bocciate dalla maggioranza), che uno con una CERTA assenza di valori.

Voterò PD soprattutto perchè l’alternativa sarebbe credere non solo che esistano i Nani da Giardino, ma addirittura che si siano messi a governare un paese.
IL MIO.

Chi ha il pane non ha i denti…

6 Mar
…ma chi non ha i denti può sempre avere un Ponte!

ROMAVia libera a un pacchetto di 17,8 miliardi per le infrastrutture: è quanto ha stabilito il Cipe che si è riunito questa mattina a Palazzo Chigi. Lo si apprende da fonti governative. Ai 16,6 miliardi per le opere infrastrutturali già annunciate, si aggiungono 1,2 miliardi per l’edilizia scolastica e carceraria.


Via libera da parte del Cipe inoltre ad uno stanziamento per avviare i lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Il costo totale dell’opera è di circa 6,1 miliardi e le risorse che il Cipe doveva varare e che hanno ottenuto l’ok sono pari a 1,3 miliardi.
(fonte Repubblica)

Ora un paio di cosette da dire ci sarebbero.
Non so quanti di voi abbiano mai intrapreso un viaggio sulla Salerno – Reggio calabria, l’unica autostrada europea a senso alternato di marcia su carreggiata unica.
E’ qualcosa da provare, se non l’avete già fatto, perchè vedersi arrivare frontalmente un Tir a 150 km/h e lasciarlo passare a dieci centimetri dal tuo sportello, ha il suo perchè! Altro che montagne russe!
Però a me ultimamente diverte meno, magari perchè l’unica cosa che ci divide sono dei coni in plastica e non mi danno tutto questo gran senso di sicurezza…penso sempre che magari al guidatore possa venire un colpo di sonno, o che uno starnuto o anche una semplice e naturale tendenza a fare puzzette in macchina possa distrarlo nell’impostazione della curva…e poi vallo a raccontare che il tizio ti è venuto addosso scoreggiando!
Sempre che tu possa ancora raccontare qualcosa, ovviamente.
Sulla Sa-Rc non si paga il pedaggio, perchè non sarebbe costituzionalmente legittimo, anzi ci sono delle volte in cui operatori dell’Anas distribuiscono spiccioli per calmare gli agitati utenti nelle  20 ore delle eso-code (code d’esodo).
Ultimamente gli operatori si sono muniti di cd pirata e parlano con cadenza partenopea.
Per ulteriori informazioni la descrizione più attendibile la trovate cliccando QUI

Qualcuno si chiederà cosa c’entra con il ponte.
C’entra eccome, visto che il ponte unirà (per quei pochi mesi prima che cedano le fondamenta) Calabria e Sicilia, e sarà una naturale estensione della Sa – Rc… In Sicilia le strade non stanno meglio, c’è una situazione che è sempre ai limiti dell’insostenibile.
Perchè, si saranno chiesti, stanziare fondi per rendere praticabili due realtà quando invece si può con un solo intervento semplicemente unirle?
Mi immagino già Cummari Caterina che prende l’ape cross e va in Sicilia a trovare Donna Concetta per dirle di stare serena, perchè anche il suo asino è diventato zoppo a causa di una buca e sono in causa con il Comune.

Qualcuno dice che la costruzione dovrebbe incrementare l’occupazione…considerando che il tempo di realizzazione si aggira sui sei anni, sarebbe solo un palliativo.
Ma bisogna valutare che secondo altri calcoli ci metterà un anno a sgretolarsi, dovrà essere ricostruito e quindi altri 6 anni per la rirealizzazione…ecc ecc..
beh si, potrebbe risolvere molti problemi.
Magari si potrebbe dare lavoro ai parenti delle vittime dei crolli.

L’utilità di questo ponte è la stessa che potrebbe avere un lettore mp3 con la discografia di gigi d’alessio non sovrascrivibile.
Tende alla distruzione del fisico e dell’anima.

C’è crisi (che Berlusconi non percepisce, e vai a vedere perchè! Sarà che parte dall’alto e ai nani arriva dopo), e ci ritroveremo forse a dover comprare il pane a rate.
Non essendoci in giro nulla da masticare, non vedo a cosa cavolo dovrebbe servirmi un ponte.

Son tutte uguali e diverse da me…

13 Feb
Per tutto questo tempo ho pensato, come molti del resto, ad una ipotetica persona ideale, ed ho sempre associato a quell’idea un volto amico ed un atteggiamento il più possibile vicino al mio.
Da un po’ ha cominciato a sfiorarmi un’idea del tutto diversa.
Non sento più quell’impellente bisogno di cercare qualcuno che mi somigli o che mi capisca.
D’un tratto il volto di chi un giorno (ma si spera anche una notte ^^) avrà la pazienza di starmi accanto non ha più fisionomia e lineamenti certi.
E’ di una trasparenza indefinita, ma ciò permette di non soffermarmi su certe estetiche banalità e puntare dritto al contenuto, alla sostanza.
Non cerco chi si limiti a condividere con me quello che già ho, ma ho invece bisogno di qualcuno che punti il dito in qualche altra direzione e mi sproni a seguirlo; non è più così importante avere appoggio riguardo alle mie scelte, ma sento come necessaria l’opinione differente, la libertà di dire e di fare, di contraddire.
Voglio qualcuno che mi arricchisca con tutte quelle cose che io non ho.
Per avere tutto questo ho accettato il presupposto della diversità dell’altro, del rapporto che diventa discussione, formazione, confronto sereno e paziente.

Ho accettato di scendere a compromessi.

Altrove si chiama CRESCERE.